Gerarchie da parco

Quando vai allo stesso parchetto in fondo alla via per due mesi consecutivi, impari a conoscere le tacite regole che lo gestiscono -e scopri che nulla è lasciato al caso, tantomeno chi lo frequenta e quando.

Febbraio 2018

Sebbene le Nanny -soprattutto messicane- siano le più avide frequentatrici dei parchetti, queste non appartengono a un gruppo omogeneo: esistono, infatti, diversi tipi di babysitter, ognuna con i propri orari e le proprie abitudini.

Prima delle dieci di mattina, le altalene sono in genere occupate da bimbi di Nanny Singole, ovvero coloro che si occupano di un solo bimbo. Arrivano presto, con il pargolo nel passeggino e un paio di giochini che tendenzialmente lasciano nella borsa. Dopo un giro di altalena e un paio sullo scivolo, riprendono la strada di casa. Continua a leggere “Gerarchie da parco”

American way(t)

Sebbene in periodo prenatalizio siano abbastanza comuni ovunque, in USA sono la norma 365 giorni l’anno. Se siete mai stati in una città americana, saranno familiari anche a voi: è impossibile sfuggirci. Avete indovinato: sto parlando delle code.

Dicembre 2017

In America si fa la coda per qualsiasi cosa; anzi, più fila c’è, meglio è. La ressa di gente in attesa è diventata sinonimo di qualità e criterio primario di scelta. Vero è che un ristorante deserto non è mai particolarmente invogliante; siamo quindi tutti propensi a entrare in un locale animato, rassicurati dalla presenza di altri clienti. Il problema è che qui tutti i locali hanno la coda fuori (e credetemi, tra Berkeley e San Francisco non è che scarseggino i posti per mangiare o bere bene). Continua a leggere “American way(t)”

Libertà, questa meravigliosa sconosciuta

L’uscita da scuola è sempre stata un momento liberatorio. Ricordo che, non appena la maestra si fermava sulla soglia del cancello, rompevamo la fila, correndo incontro a mamma, papà o nonni che ci aspettavano nel piazzale. Lanciavamo a terra la cartella piena di libri e, dopo un rapido bacio, continuavamo la corsa verso il parco giochi. Dietro alle ringhiere verdi si celava l’universo delle nostre avventure. Quanto ci sembrava grande, quel prato circondato da alberi! Teatro di mille imprese -dalle battaglie con i palloncini d’acqua agli interminabili “nascondini”-, io e i miei coetanei del quartiere siamo cresciuti correndo su quell’erba. Liberi a modo nostro in un’oasi verde nel cuore della città.

Maggio 2017

Questi sono i ricordi del tempo libero che, da bambina, trascorrevo in città, tra una gita in camper e l’altra. Sebbene abbia trascorso la maggior parte delle vacanze e dei weekend tra mare e montagna, tornavo sempre volentieri a casa, dove sapevo di trovare gli amici sugli scivoli del parco sottostante. E’ stata la nostra salvezza, quel parco: pur abitando in città, ci ha permesso di crescere in libertà, respirando una modesta dose di verde. Avevamo delle regole, certo, degli orari da rispettare e dei divieti da non violare. Ma eravamo liberi di scegliere a che gioco giocare e con chi. Tutto sommato avevamo dei momenti di gioco libero anche in ambienti più strutturati, come la scuola, il centro estivo o le sedute di sport. Insegnanti e animatori, dopo le lezioni e le attività, ci lasciavano un po’ di tempo per divertirci come più ci piaceva, orientandoci magari verso un tipo di gioco o un altro, senza però imporci nulla. Noi, d’altro canto, non vedevamo l’ora che arrivasse la ricreazione o il dopo-mensa per sfogarci, correre un po’ in giardino e magari pensare di terminare i nostri giochi più tardi, al parco. Non avevamo bisogno che gli adulti ci dicessero che gioco organizzare. Continua a leggere “Libertà, questa meravigliosa sconosciuta”