L’uscita da scuola è sempre stata un momento liberatorio. Ricordo che, non appena la maestra si fermava sulla soglia del cancello, rompevamo la fila, correndo incontro a mamma, papà o nonni che ci aspettavano nel piazzale. Lanciavamo a terra la cartella piena di libri e, dopo un rapido bacio, continuavamo la corsa verso il parco giochi. Dietro alle ringhiere verdi si celava l’universo delle nostre avventure. Quanto ci sembrava grande, quel prato circondato da alberi! Teatro di mille imprese -dalle battaglie con i palloncini d’acqua agli interminabili “nascondini”-, io e i miei coetanei del quartiere siamo cresciuti correndo su quell’erba. Liberi a modo nostro in un’oasi verde nel cuore della città.
Maggio 2017
Questi sono i ricordi del tempo libero che, da bambina, trascorrevo in città, tra una gita in camper e l’altra. Sebbene abbia trascorso la maggior parte delle vacanze e dei weekend tra mare e montagna, tornavo sempre volentieri a casa, dove sapevo di trovare gli amici sugli scivoli del parco sottostante. E’ stata la nostra salvezza, quel parco: pur abitando in città, ci ha permesso di crescere in libertà, respirando una modesta dose di verde. Avevamo delle regole, certo, degli orari da rispettare e dei divieti da non violare. Ma eravamo liberi di scegliere a che gioco giocare e con chi. Tutto sommato avevamo dei momenti di gioco libero anche in ambienti più strutturati, come la scuola, il centro estivo o le sedute di sport. Insegnanti e animatori, dopo le lezioni e le attività, ci lasciavano un po’ di tempo per divertirci come più ci piaceva, orientandoci magari verso un tipo di gioco o un altro, senza però imporci nulla. Noi, d’altro canto, non vedevamo l’ora che arrivasse la ricreazione o il dopo-mensa per sfogarci, correre un po’ in giardino e magari pensare di terminare i nostri giochi più tardi, al parco. Non avevamo bisogno che gli adulti ci dicessero che gioco organizzare. Continua a leggere “Libertà, questa meravigliosa sconosciuta”